Tari 2021: calcolo, pagamento e scadenze, ecco una mini guida

05.06.2021 21:52

Una mini guida sulla Tari 2021, la tassa sui rifiuti che deve essere pagata da chiunque occupi un immobile a qualsiasi titolo.

La Tari è la tassa sulla spazzatura destinata a finanziare i costi di raccolta e smaltimento rifiuti.

Se dal 2020 è entrata in vigore la nuova Imu, l’imposta che incorpora Imu e Tasi, il tributo comunale sui servizi indivisibili, resta da pagare a parte la tassa sui rifiuti, la TARI.

Tari: quando si paga e quando no

Il pagamento della Tari spetta a chiunque sia in possesso, o detenga a qualsiasi titolo (ad esempio, locazione, comodato d’uso, usufrutto, proprietà, ecc.), locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani. È obbligato quindi  a pagare la  tassa sui rifiuti chiunque occupi l’immobile, a prescindere se sia inquilino in affitto o proprietario.

Sono escluse dal pagamento della tassa le aree oggettivamente inutilizzabili e che, quindi, sono escluse dal servizio pubblico di nettezza urbana come le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni, come ad esempio le cantine, le terrazze scoperte, i balconi, i giardini, i cortili o anche i posto auto scoperti. Questo non vale per le aree utilizzate per attività economiche (come il cortile di una fabbrica), che sono invece sempre tassate; le aree condominiali comuni che non siano utilizzate oppure occupate in via esclusiva, quali androni dei palazzi, gli stenditoi, gli ascensori, le scale di accesso, luoghi di passaggio o altri luoghi che sono considerati in comune tra i condomini.

Tari prima e seconda casa

La tassa sui rifiuti deve essere pagata da chiunque occupi l’immobile quindi anche da chi vive in affitto.  Molteplici sono le situazioni che possono ritrovarsi quando si tratti di seconda casa. Così ad esempio un proprietario ha una seconda casa in cui non abita nessuno. In tal caso è prevista l’esenzione dal pagamento della TARI sulle seconde case solo se queste sono disabitate e inutilizzabili, cosa che deve provata dimostrando l’assenza di allaccio alla rete elettrica, idrica o fognaria. Quindi la tassa sui rifiuti per una seconda casa non abitata non si paga, ma soltanto a due precise condizioni: la casa deve essere  priva di arredi e priva di fornitura di acqua, gas e luce. Dimostrare che la casa è disabitata e che risultano non attive le diverse forniture di beni essenziali è abbastanza semplice: in questo caso è necessario presentare apposita documentazione. Il Comune potrà inoltre effettuare un’ispezione della casa che si dichiara essere sfitta e non abitata per verificare l’effettiva assenza di arredi.

Se invece la casa è arredata e dotata di allacci alle utenze, la tassa rifiuti deve essere pagata. Il calcolo lo fa il Comune, che come prevede nel suo regolamento può applicare un criterio presuntivo per stabilire quanto pagare di TARI. Cosa significa? Che il Comune presume che i non residenti debbano pagare un tot per una seconda casa che è presuntivamente proporzionato alla superficie dell’immobile. Così ad una più ampia superficie dell’immobile corrisponde la presenza di un maggior numero di persone e, quindi, una maggiore potenzialità di rifiuti. Ovviamente il contribuente ha sempre la possibilità di dichiarare l’effettivo numero di componenti del proprio nucleo familiare e la superficie dell’immobile, fermo restando che il Comune – considerato che trattasi di seconda casa – non potrà chiedere tariffe alte.

Come si calcola la tassa sui rifiuti

E’ il Comune che calcola la tassa da pagare e invia al contribuente l’avviso di pagamento.  Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti.

Si considera assoggettabile al tributo la “superficie calpestabile” di unità immobiliari, iscritte o iscrivibili nel catasto urbano, suscettibili di produrre rifiuti. Non viene considerata, quindi, la porzione di immobile dove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali. La superficie calpestabile rappresenta la base di calcolo della tassa sui rifiuti, poiché fa riferimento ai metri quadrati netti all’interno delle mura. Nel caso di utenze domestiche, oltre alla superficie dell’immobile si tiene conto anche del numero di occupanti.  Si distingue tra utenze non domestiche, ossia quelle appartenenti alle varie attività: industriali, professionali, artigianali e commerciali e utenze domestiche, ovvero tutte quelle superfici che sono predisposte ad abitazioni civili e pertinenze.

Ognuna delle suddette categorie (utenze domestiche e non domestiche) è sottoposta a tassazione. La tariffa dipende dal costo del servizio reso ed è composta di due parti, una parte fissa e una variabile. La parte fissa è determinata in base alle corrispondenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere e dai relativi ammortamenti; la parte variabile, invece, serve a finanziare quei costi, per l’appunto variabili, come il trasporto dei rifiuti, la raccolta, il riciclo e lo smaltimento, è calcolata in relazione alla quantità di rifiuti attribuiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione.

Quando si paga la Tari 2021

Le scadenze di pagamento della tassa sono fissate dai singoli Comuni, e in linea generale è possibile pagare in tre tempistiche diverse:

  • 1° rata da pagare entro la fine del mese di aprile;
  • 2° rata da pagare entro la fine del mese di luglio;
  • 3° rata è il saldo da versare entro la fine dell’anno.

Ad ogni modo è bene far riferimento al proprio Comune che stabilisce il calendario delle scadenze.

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